Dalla Campania alla Calabria, passando per la Basilicata, può sembrare banale parlare di peperone, ma in queste tre regioni simili e vicine, ma per tanti versi distinte, si incontrano sfaccettature di questo frutto appartenente alla specie Capsicum annuum, importato dal continente americano durante le spedizioni spagnole e portoghesi della fine del 1400.
Il Peperone così arrivato in Italia comprende numerosissime varietà e forme, ma quella a forma di corno di capra viene coltivata specialmente nel Meridione. Si tratta in linea generale di un peperone di forma allungata, che a prima vista potrebbe ricordare un peperoncino piccante, visto il suo colore rosso acceso, ma la sua peculiarità risiede nella dolcezza del sapore. Ha inoltre una polpa quasi priva di acqua, caratteristiche che lo rendono perfetto per l’essiccazione.
Il peperone dolce Corno di Capra è una varietà che si coltiva principalmente in Lucania, in alcune province della Campania (Salerno ed Avellino), in Calabria, un prodotto davvero peculiare, che in queste tre regioni trova spazio e consumo nelle tante preparazioni tradizionali, ma che è ancora poco noto in altre realtà. Tre diverse espressioni quindi, ma anche tre storie diverse che si differenziano per lo spirito imprenditoriale e per la passione espressa nel portare avanti questa coltivazione.
Il nostro peperone a corno di capra ha uno scarso contenuto di capsaicina che lo rende dolce al palato ed è simile a quello dolce di Senise. Importantissimo il lavoro che si è portato avanti per il recupero dei semi, che oggi custodiamo gelosamente e mettiamo a dimora per avere il semenzaio e da cui preleviamo le piantine per il trapianto a cui seguirà la messa a dimora in pieno campo. Conosciuto in tempi passati come lo zafferano dei poveri, si distingue per la sua buccia leggermente sottile e per la sua propensione all’essiccazione, visto il basso contenuto d’acqua. Il nome piuttosto singolare deriva dalla stessa radice araba di zafran, perché il colore rosso della zafarana in polvere ricorda proprio quello del crocus sativus, meglio noto come zafferano.
Riguardo il suo processo in campo, la tradizione vuole che si inizi la produzione a marzo, durante la settimana di San Giuseppe, quando i semi vengono messi a dimora facendo il cosiddetto “pruvulinu”; ad aprile le piantine vengono messe in un semenzaio dove restano fino a maggio, per poi essere accuratamente selezionate e messe in campo nel mese di giugno.
La raccolta tendenzialmente inizia nel mese di agosto e si può protrarre fino a Novembre, ovviamente in dipendenza delle condizioni climatiche dell’anno. Una volta raccolti, i peperoni vengono puliti, infilzati dal picciolo con ago e spago, raccolti in lunghe collane (le “nzerte”) per essere poi appesi ad essiccare. Tanta aria e poco sole, ma sempre all’ombra e senza umidità. Così possono durare mesi, persino un anno.
Noi li proponiamo, interi o privati di seme e picciolo e pronti all’utilizzo, confezionati in vasi di vetro sottovuoto in modo da preservarne tutte le qualità nutraceutiche ed organolettiche.